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I CAVALLI SCULTOREI DI PERSANO di Alduino di Ventimiglia di Monteforte – Numero 8 – Luglio 2017

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I CAVALLI SCULTOREI DI PERSANO

 

 

 

    

Sono i Cavalli della Razza di Persano.Testimoni di un lungo periodo della storia italiana turbinoso e importante, ricco di sconvolgimenti che hanno visto i combattenti a cavallo compiere grandi imprese, a subirne le conseguenze, e anche a sognare, hanno rischiato
più di una volta 
di scomparire.

 

Una storia antica che ha visto per secoli l’avvicendarsi di uomini attorno a cavalli leggendari, protagonisti di eventi, a volte importanti, a volte ludici, a volte diplomatici e bellici. Dopo l’età borbonica è nata l’Italia Unita e questi cavalli ne sono stati partecipi, rappresentando, nell’ambito equestre, un’eccellenza, simbolo ed espressione vivente della cultura equestre, della storia, dello stile e dell’eleganza italiana.    

 

Molti degli uomini che hanno vissuto con questi cavalli non si sono rassegnati quando, nel 1972, con una decisione quanto meno inopportuna, i cavalli di Persano sono stati trasferiti al il Centro Militare Allevamento Raggruppamento Quadrupedi di Grosseto che per brevità lo chiameremo d’ora in poi CMARQ: avevano perduto i compagni di viaggio che, con i loro nitriti, avevano riempito e allietato la loro esistenza e dai quali avevano saputo trarre insegnamenti e sapienza. Così i persanesi si sono riuniti e hanno fondato l’associazione “Persano nel Cuore”: per non dimenticare e tenere vive le tradizioni e la grande cultura equestre nata nella Campania Felix. Nello stesso tempo, in Toscana, a loro insaputa, c’era chi cercava di recuperare la Razza dei cavalli.   

 

La nobile razza, fondata da Carlo di Borbone nel 1751, nell’arco della sua storia, fu salvata ben 5 volte: nel 1799 (rivoluzione napoletana) da Ferdinando IV di Borbone; nel 1816 da Ferdinando I delle Due Sicilie; nel 1874 dai Gaetani di Sermoneta e da Vittorio Emanuele II; nel 1900 ricostituita dal Governo del Regno d’Italia; dal 1981 da Alduino di Ventimiglia d Monteforte.

 

La “Razza Governativa di Persano” fu ricomposta nel 1900 a Persano, per D.M. del Regno d’Italia. Ed essa trae origine dalla ancor più antica “Real Razza di Persano”.

 

Quest’ultima fu oggetto di studio e programmazione sin dall’anno 1735 da parte di Carlo di Borbone, sovrano illuminato di due regni: quello di Napoli e quello di Sicilia, ma la sua nascita fu sancita solo più tardi, nel 1751, a Persano, luogo da cui prese il nome.    

 

Presto la Razza assunse una rinomanza internazionale e raggiunse il suo apice tra gli anni 1780-1825, quando fu introdotta, per mezzo di riproduttori maschi (stalloni), in molte razze europee oggi di grande fama. Gli esperimenti per la costituzione dell’embrione, di quella che sarà nominata in seguito Real Razza di Persano, furono condotti nella tenuta di Carditello, affittata a tale scopo dalla corona borbonica già dal 1740. L’intenzione era quella di creare un allevamento e un cavallo di Stato, e così fu fatto.   

 

Attraverso moltissime vicissitudini e momenti critici, la Razza è sopravvissuta fino all’anno 1995, in cui lo Stato italiano decise di interrompere definitivamente la lunga tradizione. 

 

Sotto il regno di Ferdinando IV e, più esattamente, nell’anno 1784, 

 la tenuta di Carditello fu trasformata in funzione dell’eccellenza della 

Real Razza di Persano. Dovendo operare la selezione delle fattrici 

e degli stalloni in base al loro uso per la guerra, fu costruito 

anche un ippodromo.

 

La selezione avveniva attraverso le prove funzionali su cinque parametri importantissimi: la maneggiabilità, l’equilibrio mentale e il coraggio con cacce di vario genere; la resistenza, con il percorso di 200 km Carditello-Persano-Carditello; la velocità, con gare da effettuarsi nell’ippodromo incorporato nella grande struttura architettonica. Fu iniziata a Carditello la costruzione di un complesso di fabbriche, dedicato esclusivamente ai cavalli con scuderie di 1500 cavalcature, di un ippodromo e di un piccolo Palazzo reale dal quale il Re poteva accedere direttamente alle scuderie per controllare i cavalli e emanare gli ordini per l’allevamento. Vi erano anche degli spalti da cui il pubblico poteva assistere alle corse e alle prove di bravura dei cavalli. Inoltre, il complesso di Carditello, non lontano da quello della Reggia di Caserta, si prestava alle visite delle ambascerie e delle delegazioni straniere; era un luogo dove il Re poteva far vedere quell’eccellenza equestre e mostrare, così, le possibilità e la potenza del Regno di Napoli.     

 

Nel 1874, la Real Razza di Persano fu venduta sulla piazza di Eboli con asta pubblica per decreto del Ministro Ricotti. Comprendendo il grande errore commesso, 

 

il Governo, nell’anno 1900, la ricompose nello stesso Deposito di Persano, denominandola non più Real Razza di Persano, come era stata fino al 1874, bensì, più propriamente allora, Razza Governativa di Persano. La Razza Governativa ebbe un nuovo marchio con cui distinguersi.

 

Lo Stato acquistò gli animali, con cui fu ricostruita la razza, dai soggetti privati che li avevano acquistati ad Eboli e salvati. Fu formato il nucleo più importante della nuova razza, in misura del 60% sul totale degli animali costituenti il nucleo delle fattrici e per il 50% su quello degli stalloni.     

 

Dopo due guerre mondiali, delle quali i cavalli della Razza Governativa di Persano furono protagonisti, si arriva al 1981, anno in cui, accertato il poco interesse da parte dello Stato nel mantenere quel patrimonio storico e genetico fortemente legato a una importante biodiversità, fu creato un nucleo parallelo di cavalli prelevandolo dalla mandra di Grosseto della Razza Governativa di Persano. La scelta oculata dei soggetti per tale operazione fu determinata dal loro grado di “purezza” rispetto alla razza di appartenenza: cioè, cavalli con elevato valore biologico, portatori di patrimonio genetico non ancora inquinato da incroci effettuati con cavalli di puro sangue inglese (p.s.i.).   

 

Infatti, già dopo il 1972, quando la mandra fu trasferita da Persano a Grosseto, gli unici accoppiamenti autorizzati furono quelli con stalloni di p.s.i. o con anglo-arabi di dubbia provenienza, e mai con stalloni della razza di appartenenza. Il Generale Francesco Ortu, che aveva firmato nel 1972 l’autorizzazione per il trasferimento dei cavalli da Persano a Grosseto, rendendosi conto dell’errore compiuto, cercò di ricomporre la Razza Governativa di Persano nel periodo del suo ultimo Comando presso il CMARQ (Centro Militare Allevamento Raggruppamento Quadrupedi) di Grosseto, favorendo gli accoppiamenti in razza e richiamando, quando geneticamente valide, le cavalle dai vari enti militari a cui erano state trasferite.   

 

Dopo di lui però, ancora una volta, la razza ritornò in uno stato di abbandono e, se non fosse stato per il nucleo di stalloni e fattrici salvati a Luriano, nel 2003, non si sarebbe potuto procedere al riconoscimento della razza da parte dell’Europa e alla costituzione del Registro Anagrafico di Razza (Libro Genealogico).   

 

Molte delle fattrici trasferite in quegli anni a Luriano, tenuta non distante da Grosseto, dove venne effettuato il salvataggio della razza, furono selezionate tra quelle nate a Persano e non ancora frutto di incroci con p.s.i.. A Grosseto, al CMARQ, non vi erano riproduttori maschi della Razza, se si esclude l’esploratore Picciotto (che non aveva però lo status di stallone). L’unico stallone riconosciuto allora era Pascià, già in forza presso l’I.I.I. di Catania. Pascià era nato a Persano ed era stato dato in comodato all’allora Deposito Stalloni di Catania. Tornando dopo il servizio effettuato all’Ente Militare, che nel frattempo era stato trasferito a Grosseto, mi fu possibile portarlo a Luriano come feci in seguito con Picciotto, ufficialmente diventato stallone all’età di 30 anni, grazie al tempestivo intervento del Generale Francesco Ortu.   

 

Attualmente, la mandria si compone di 70 soggetti, tra fattrici, puledri e stalloni. Un risultato straordinario, frutto di un faticoso e complesso lavoro cominciato anni fa con l’individuazione e il recupero di circa 30 cavalli, sparsi in varie regioni italiane che, senza il mio intervento, sarebbero stati destinati ad una inesorabile scomparsa. Sarebbe stata una perdita irreparabile per la nostra nazione.

 

Oggi, all’Italia e ai suoi governanti si presenta una grande opportunità storica, culturale, turistica, politica ed economica: ricreare un polo attrattivo unico e internazionale in cui fare storia anche attraverso spettacoli di arte equestre, unendo una struttura architettonica 

 originale con i cavalli originali per i quali il complesso 

di Carditello fu edificato.

 

Ciò porterebbe l’Italia, oggi agli ultimi posti in campo equestre, a fare di colpo un grande balzo in avanti, a riappropriarsi del suo patrimonio storico e di una sua eccellenza. Carditello e i cavalli di Persano, con la loro unicità, sarebbero infatti in grado di attrarre una considerevole fetta di turismo nazionale e internazionale sufficiente a cambiare il volto e l’economia dei luoghi in cui sorge il complesso architettonico, tristemente noti come “la terra dei fuochi”. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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e, con l’armonia delle loro forme, rammentano i capolavori scultorei del periodo ellenico classico e di quello rinascimentale. Poi, attraverso i loro elegantissimi movimenti, rinviano alle virtuose arie del periodo barocco. Protagonisti insuperabili delle impetuose cariche della cavalleria napoleonica e delle campagna di Russia dell’ultimo conflitto mondiale.

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