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MUSEO NAZIONALE FERROVIARIO DI PIETRARSA di Stefano Benazzo – Numero 14 – Maggio 2019

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MUSEO NAZIONALE FERROVIARIO DI PIETRARSA 

 

luogo fondante della storia ferroviaria italiana, le officine di Pietrarsa – costruite nel 1853 – custodiscono più di 50 locomotive, numerosi vagoni e innumerevoli reperti.

Il Museo ferroviario nazionale di Pietrarsa – affidato dal 2013 a Fondazione FS Italiane – sorge nel punto di arrivo della prima strada ferrata costruita in Italia nell’ottobre 1839, lunga 7.411 metri, fra Napoli e Portici. Le antiche officine borboniche, risalenti al 1840, sono una vera gloria del Regno delle Due Sicilie, ma costituiscono anche un esempio di edilizia industriale.

 

Le 25 locomotive a vapore – la più antica delle quali risalente al 1882 – sono una completa rappresentazione delle motrici in servizio per decenni in tutta Italia. Con esse, e con la serie di locomotive diesel e elettriche, le automotrici leggere, e numerose carrozze,

rivive l’era in cui la ferrovia era IL mezzo di trasporto terrestre. 

La fantasia ci fa tornare senza esitazioni ai rumori, agli odori 

e ai ritmi del vapore, delle sue stazioni, delle officine.


Il Museo è destinato a tutti: profani ed esperti, giovani e anziani, ma uno dei godimenti maggiori per il visitatore adulto consiste nel vedere i giovanissimi – ben condotti da guide appositamente addestrate – scoprire un mondo sconosciuto e mai visto se non nei film; salire su una locomotiva o un vagone Centoporte o ammirare il gigantesco plastico funzionante permette loro di rendersi conto della vita di generazioni dei loro antenati, a tutte le latitudini. Increduli, ammirano la riproduzione della locomotiva Bayard, gemella di quella che nel 1839 trainò il convoglio inaugurale della Napoli-Portici: le sue parti dipinte in colori diversi consentono ai giovani di capire senza difficoltà la complessa meccanica del vapore.

 

Gli appassionati di storia ferroviaria provano l’emozione di sostare ai piedi di macchine gigantesche, perfettamente lucidate e oliate, nonché il piacere di leggere didascalie plurilingue che descrivono le caratteristiche tecniche, la storia e le curiosità relative ad ogni singolo pezzo esposto.

Difficile non immedesimarsi negli accudienti, nei fuochisti, negli operai 

che riparavano le macchine. Molti visitatori rimangono stupefatti 

scoprendo quanto l’industria ferroviaria italiana ha saputo creare, 

e quando ciò è iniziato.


La particolarità che rende Pietrarsa unica nel mondo consiste nel fatto che il Museo sorge lì dove le macchine venivano costruite e sottoposte alla manutenzione. Questi elementi rappresentano altrettante tessere di un luogo d’eccellenza, dove le FS hanno saputo coniugare in maniera superba la storia industriale e i ricordi, restaurare gli edifici e i mezzi esposti, curare la presentazione al pubblico con sopraffina arte museale, e perfino facilitarne l’accesso. La stazione ferroviaria di Pietrarsa (sulla linea Napoli-Salerno) è infatti situata dentro il Museo e ne rende facilissimo l’accesso, evitando l’accesso via strada e la ricerca del parcheggio: un piacere ormai rarissimo, per non dire inesistente in Italia e all’estero. 

 

Al centro del Reale Opificio meccanico, pirotecnico e per le locomotive, all’estremità del Giardino Mediterraneo, si staglia la statua in ghisa – a suo tempo fusa nell’Opificio medesimo – di Ferdinando II di Borbone, l’ideatore della struttura, deciso ad affrancare il suo regno dalla supremazia tecnologica di Francia e Inghilterra nel campo meccanico, navale e ferroviario.

Al momento del suo completamento nel 1853, la struttura di Pietrarsa 

era il primo complesso industriale italiano, precedente di 44 anni 

la fondazione della Breda e di 57 quella della Fiat.


Vi lavoravano quasi 700 addetti. Centinaia di locomotive costruite a Pietrarsa viaggiarono per decenni su tutte le linee italiane, così come innumerevoli carri e vetture ferroviarie. Numerose “grandi riparazioni” di materiale rotabile vennero compiute a Pietrarsa. Le officine furono attive fino al 1975, mentre il Museo fu inaugurato nel 1989, nel 150° anniversario della Napoli-Portici. L’Opificio è stato anche un esempio: lo Zar Nicola I decise infatti nel 1845 di riprodurlo identico nel nuovo complesso industriale di Kronstadt. 

 

Lo spazio manca per descrivere compiutamente il contenuto dei sei padiglioni – ben divisi e superbamente illustrati – che compongono il complesso. Gli esperti di architettura possono ammirare la loro struttura in muratura o in carpenteria metallica.

In particolare, il padiglione dei macchinari d’officina restituisce perfettamente 

la maestria degli uomini che vi operavano, e la difficoltà, il pericolo di lavorare 

accanto a torni, presse, alesatrici, calandre e magli giganteschi


Quanto alle motrici a vapore, diesel o elettriche, chi scrive commetterebbe un’ingiustizia se volesse dedicarsi ad una piuttosto che all’altra. E che dire delle mitiche Littorine e della carrozza Salone del Treno reale? In realtà, almeno per chi scrive (Fotografo di Relitti navali spiaggiati), il piacere profondo della visita a Pietrarsa non è solo nell’ammirazione delle strutture e dei manufatti, ma nella consapevolezza che questi ultimi – come le navi ora diventate Relitti – erano parte integrante della vita degli uomini. Gli architetti, gli ingegneri, le maestranze, gli operai, gli addetti alla conduzione delle macchine: centinaia di migliaia di uomini che hanno dedicato la loro vita (spesso senza avere facoltà di scelta) ad un lavoro pesante, stancante, pericoloso, e comunque poco apprezzato. Come in molti paesi, il mestiere di Operaio o di Ferroviere non costituiva la massima aspirazione per un giovane. Ecco perché – come per i Relitti – è essenziale il concetto del Dovere di Memoria nei confronti di quegli uomini.

Tutto ciò è offerto al visitatore nello scenario incantato – il termine 

non è di maniera: si tratta realmente di un incanto – del Golfo di Napoli, 

con Capri, Ischia e Procida all’orizzonte, la penisola sorrentina a sinistra, 

il Vesuvio che incombe.


Chi volesse sostare e godersi il paesaggio può usufruire di un’antica pensilina ferroviaria (proveniente da Fiorenzuola d’Arda), in sintonia con il luogo e che non può non suscitare memorie di antichi viaggi in treno. Esiste la possibilità di effettuare visite private nei giorni di chiusura del Museo, ed affittare spazi per eventi privati. 

 

Visitate il Museo di Pietrarsa: l’emozione è garantita, anche per chi non avesse la passione che spinge verso locomotive a vapore e Relitti spiaggiati. 

 

L’Autore ringrazia Ferrovie dello Stato Italiane SpA, Fondazione FS Italiane, Edizioni La Freccia, Museo Nazionale ferroviario di Pietrarsa per le informazioni fornite e per l’autorizzazione alle riprese.

 

 

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Credit photo © Stefano Benazzo