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COSENZA CENTRO STORICO E TERRITORIO di Daniela Francini – Numero 15 – Ottobre 2019

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COSENZA  CENTRO  STORICO          E TERRITORIO

 

alcune idee per ridare al centro storico un ruolo territoriale. 

Come appare dalla carta dell’Angelica e del Pacichelli risultano evidenti due linee di attraversamento nel centro storico di Cosenza; per la prima, nella carta dell’Angelica, la via degli Orefici, il tracciato è chiaro; per la seconda, la scritta “via delli Padolisi” si trova ad un livello altimetrico superiore, nella via che oggi è denominata S. Francesco d’Assisi e poi via Giostra Vecchia.  

 

Il primo itinerario, partendo dai porticati, attraversa la Piazza dei mercanti (21) poi la Piazza Maestra al centro dell’itinerario, con il Duomo, (n.1) prosegue per la Piazza degli orefici (43) e si conclude a Porta Chiana (28);  

Il secondo itinerario storico è rappresentato sulla carta dal collegamento della fontana dello Mastro Andrea (n. 36), dalla chiesa di S. Francesco d’Assisi(n.2), dai Padolisi (26), da Capo Piazza (25) e si conclude anch’esso a Porta Chiana (28).  

 

L’inizio e la fine dei due itinerari sono rappresentati nella carta dai numeri in sequenza 29 e 28 che rappresentano rispettivamente l’ingresso, coincidente con i porticati (29) a piazza Valdesi e l’uscita a Porta Chiana(28).    

Oggi il secondo itinerario è riconoscibile salendo da Piazza Valdesi attraverso via Messer Andrea, arrivando a Piazza Berardi, proseguendo su via S. Francesco d’Assisi, percorrendo via della Giostra Vecchia, via Gaetano Argento passando sotto agli archi di Ciaccio, ed arrivando a Porta Piana. [Casella di testo] Al centro del primo itinerario è il Duomo, al centro del secondo itinerario è la Chiesa di S. Francesco d’Assisi.

La successione dei principali avvenimenti della chiesa di San Francesco d’Assisi mostra che in essa è rappresentata tutta la storia dei più importanti

avvenimenti della città 


e che nel suo intorno c’è la sovrapposizione storica di tanti secoli di ritrovamenti e di tante ricchezze ancora da scoprire.   

 

Il lavoro di restauro che abbiamo contribuito a realizzare è stato premiato da scoperte e ritrovamenti anche insperati: l’eliminazione dell’intonaco nella navata principale, nella zona del presbiterio e sugli archi della navata sinistra ha disvelato elementi in pietra locale pregiamente intagliati da maestranze roglianesi, riportati quindi in luce e accuratamente consolidati. Durante i lavori di restauro, si è rinvenuta un’incisione in una pietra della navata sinistra: ROGLIANO G.R.P.F.F.I.1613, datazione non riportata in alcun testo e che ha sottoposto la ricerca storica ad ulteriori approfondimenti.

La chiesa si riconferma testimonianza storica della scuola moglianese, 

maestri artigiani progettisti ed esecutori di opere di straordinaria fattura.


Ogni maestro si avvaleva di una squadra, fatta di manovali ed apprendisti attenti ad imparare, ad apprendere i sistemi di lavoro, le tecniche, il gusto estetico, la stessa cultura; da Napoli in giù ebbero una grande fama erano richiesti un po’ ovunque, specialmente dove le opere erano più impegnative e dovevano assumere i caratteri della solennità e della sontuosità. 

 

Ponti e portali le opere richieste agli scalpellini: gli scalpellini intagliano nella pietra i sogni degli uomini che quei palazzi e quelle chiese vedranno tutti i giorni e dovranno dire chi essi sono e come si pongono di fronte alla storia ed alla società.

Gli scalpellini prendono una pietra ne vedono all’interno una forma 

e con quella riescono a dare forma al confine stesso dell’architettura.


La tradizione assegna ad un gruppo di fratelli, pare fossero in sette, gli “sciardari”, così noti dal soprannome loro attribuito un ruolo d’avanguardia nell’arte calabrese del XVII sec. e un posto di primo piano nell’ambito della stessa dinastia di scalpellini ed intagliatori roglianesi; sciardari furono quei gruppi roglianesi le squadre al lavoro, le carovane fatte di architetti-capomastri, artigiani e manovali in partenza da Rogliano per prestare la loro opera in tutta la Calabria. Il termine deriva probabilmente dal togliere la Scarda, ossia ripulire la pietra dei suoi strati superficiali più deboli e predisporla alla lavorazione e così anche il legno.

Mastro Gerolamo, mastro Giliberto e gli sciardari rappresentano i riferimenti fondamentali che segnano in epoche diverse il fortunato percorso 

della scuola degli architetti e artigiani roglianesi


Oggi assistiamo alla decadenza dei mestieri tradizionali che da noi ormai da tempo non vengono più tramandati e sembra ormai persa ogni possibilità di perpetuare le tecniche, i modi e le regole artigianali di un tempo.   

 

Pochi sono infatti nella nostra regione gli scalpellini che lavorano ancora manualmente la pietra; dalla Chiesa di S. Francesco d’Assisi emerge quanto sia importante promuovere e rilanciare l’artigianato per un’adeguata preparazione sia teorica che tecnico pratica con il recupero dei mestieri tradizionali ed è importante anche per garantire un’attività di vero restauro e conservazione delle testimonianze artistiche del nostro passato.   

 

Il centro storico di Cosenza può contare sulla presenza di un nucleo architettonico di elevato interesse storico costituito dal complesso della Chiesa di San Francesco d’Assisi.  

 

Il Piano di recupero del centro storico può far riscoprire il significato dell’itinerario di storia e cultura della prima rigenerazione urbana a Cosenza e promuovere l’itinerario complementare di via S. Francesco d’Assisi.

Attraverso un riuso mirato di tale notevole struttura si potranno mettere in rete 

le diverse offerte culturali ed Il Centro Storico di Cosenza potrà costituirsi 

come un polo di eccellenza nel panorama calabrese.


Questo ed altro dal libro: “La storia interrotta” a cura di Daniela Francini, Carla Salamanca, Paola Luciano di recente ristampa. 

 

 

 

 

mappa
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