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MARETTIMO LA VERA ITACA di Stefano Paolo Genco e Gaia Bay Rossi – Numero 13 – Gennaio 2019

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MARETTIMO LA VERA ITACA

 

Infatti, Il viaggiatore che sbarca a Marettimo provenendo da Favignana o da Trapani, trova un piccolo paese fatto da casette bianche con le imposte azzurre, privo di automobili ed equamente separato dalla montagna, che gli protegge le spalle e gli dona il profumo della macchia mediterranea, e il mare (facente parte dell’area marina protetta più grande d’Europa), che gli accarezza il volto e gli dona quotidianamente pesce freschissimo.

 

Qui – come in molti luoghi del sud – il tempo ha un’altra valenza, 

quasi una condizione mentale, discostandosi totalmente 

da ciò che indica l’orologio, ed è sempre pronto 

ad avvalorare la propria einsteiniana relatività

 

Sì, perché bastano pochissime ore sull’isola per lasciarsi andare a ritmi completamente diversi, rallentati, quasi studiati per dare alle persone un tempo dilatato, adatto ad immergersi nel luogo in cui stanno vivendo. Non a caso i marettimari sono soliti ripetere: “Trovata Marettimo, ritrovi te stesso”. Infatti poter godere della natura, del mare, dei boschi e del buon cibo, con poco o nessuno spazio alla mondanità e all’intrattenimento, permette di modificare la propria convinzione sulle priorità della vita, rendendo inutili gran parte degli orpelli che ci portiamo dietro. 

 

La nostra Hierà Nésos, antico nome greco di Marettimo che significa “Isola Sacra”, ha tanto da offrire e da scoprire, e quando si giunge qui, anche se per la prima volta, è un po’ come tornare a casa. Non è un caso che la più esterna e occidentale delle isole Egadi,

secondo le supposizioni dello scrittore inglese Samuel Butler 

nel suo libro “The Authores of Odyssey”, coincida 

dal punto di vista geografico con Itaca, 

la patria di Ulisse,

 

che non avrebbe viaggiato in acque greche ma ben più a ovest, nel Canale di Sicilia, tra Italia e Tunisia, giungendo sin qui. 

 

Soltanto 12,3 km, incontaminati e selvaggi, che mostrano prepotenti una flora e una fauna unica in tutta la Sicilia. Oltre 500 specie botaniche presenti, molte delle quali si possono facilmente osservare passeggiando per l’isola, come il timo di Marettimo, il rosmarinus officinalis, la finocchiella di Boccone, il garofano rupicolo e l’erica multifiore, mentre sulla zona montuosa i pini di Aleppo offrono rifugio a numerose specie di uccelli, tra cui l’aquila del Bonelli, il martin pescatore e vari tipi di corvi. Ma ancora è possibile avvistare aironi, barbagianni, falchi, nibbi e gabbiani reali. Passando dalla montagna al mare, fra gli alberi e lungo i sentieri, oltre a saltellanti conigli selvatici così come cinghiali e mufloni, è possibile incontrare Nino “l’indiano”, che organizza gite in montagna con i suoi asinelli. Certo, non sono asinelli selvatici, ma accarezzarli, passeggiare su di loro, abbracciarli e fotografarli, indubbiamente rallegra la giornata di chi, stanco di passeggiare, vuole continuare a godersi i paesaggi della natura.

 

Una volta giunti al mare, molti scrutano gli scogli e le insenature alla ricerca 

di strani personaggi che fino a cinquant’anni fa erano ben presenti sull’isola, 

non famigerati mostri di Loch Ness, ma deliziose foche monache 

che, sembra, siano state avvistate anche negli ultimi dieci anni 

da turisti increduli e dai mezzi meccanici di ricercatori. La costa 

regala l’emozione di oltre 400 tra grotte e insenature, 

molte delle quali raggiungibili solo via mare. 

 

Lì incontriamo Pietro Torrente, comandante in capo di un diving dell’isola, che prosegue la strada tracciata da papà Franco, e gli domandiamo di raccontarci qualcosa su queste pittoresche grotte e sui fondali della nostra Itaca. Pietro, con la luce negli occhi, ci racconta che il mare e i fondali di quest’isola sono il suo vanto e la sua ricchezza, che “alcune grotte sono visitabili solo con la barca e tra le più spettacolari fra quelle emerse ci sono: la Grotta del Cammello, che deve il nome allo scoglio che ha la forma dell’animale, dove l’acqua è turchese e cristallina, e un tempo era il rifugio delle foche monache [cit. aut. Nel 2011 l’AMP Isole Egadi in collaborazione con l’ISPRA ha avviato un programma di monitoraggio con foto-trappole che hanno immortalato l’animale nella stagione invernale]; la suggestiva Grotta Perciata, ricca di stalattiti e stalagmiti; la Grotta della Pipa, che all’estremità interna ha una saletta con una vasca naturale. La pavimentazione dimostra che era stata anticamente utilizzata dall’uomo, infatti inglobati in essa vi sono antichi cocci, otri, lucerne ad olio e una fibula in bronzo. Tra quelle subacquee, impossibile non citare la Cattedrale, una spettacolare grotta unica nel suo genere, con l’ingresso posto a 29 metri di profondità, ricca di vita e piena di stalattiti e stalagmiti, a confermarne una sua precedente e remota collocazione di superficie. Ma per noi del diving le grotte sono solo una parte delle meraviglie osservabili, infatti poter ammirare gorgonie, dentici, cernie, barracuda, saraghi e corvine è un’emozione altrettanto potente. Provate ad immergervi nelle nostre coste e, se volete stupirvi, fatelo alla Punta Libeccio dove, ad appena 15 metri di profondità, vi accoglierà il relitto di un antico mercantile risalente al Seicento, oppure alla secca di Cala Bianca, estremo confine ovest d’Italia, ove è usuale sentirsi immersi in un acquario”.

Sulla scogliera di Punta Libeccio, ove gli isolani collocano l’anima di Marettimo, 

si trova un importante faro costruito nel 1860 in pietra con una forma ottagonale. 

La sua luce arriva quasi a salutarsi con quella del faro di Capo Bon in Tunisia 

che è posto di fronte a lui.

 

Sembra che durante lo sbarco degli americani in Sicilia, durante la Seconda Guerra Mondiale, il guardiano di allora finse di obbedire all’ordine dei militari di distruggere quel faro e lo salvò, facendo detonare una carica poco distante. 

 

Per dare un tocco di dolcezza, non possiamo non ricordare che Marettimo è l’isola del miele. Qui è antichissima la tradizione dell’apicoltura. L’azienda locale è composta da persone colte che non solo conoscono perfettamente i metodi di produzione del miele, ma anche la storia di questa attività, che a Marettimo ha origini remote. È stato sviluppato un programma di salvaguardia e selezione dell’Ape Mellifica Sicula, la stessa che produce il miele locale, fatto soprattutto di Cardo, Erica, Rosmarino e Timo, mentre quello di Arancio e Sulla viene prodotto nella provincia di Trapani. 

 

La sera a Marettimo, come si è già detto povera di mondanità, si conclude la stancante giornata di mare o montagna, in uno dei ristoranti che cucinano in modo sapiente e tradizionale il pescato della giornata, rendendo il soggiorno su questa magica isola un appuntamento, forse sarebbe più corretto dire una esperienza, da ripetere.

 

 

 

 

 

 

 

trattandosi di un microcosmo d’altri tempi.

gaia bay rossi
Stefano Paolo Genco
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