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UN INCONTRO DI GUSTO – PARTE SECONDA di Vincenzo Cardellicchio numero 27 gennaio febbraio 2023 Ed. Maurizio Conte

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UN INCONTRO di gusto

 

 Parte seconda – Parte prima

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Con la pubblicazione di questo suo ultimo e davvero prestigioso lavoro, 

dal titolo I Sanniti – Una storia negata”, il prof. De Benedittis ha finalmente aperto 

un vero varco alla ricerca ed al tentativo di ristabilire una verità storica 

sul valore di questo popolo fiero e combattivo.


Quanto all’attendibilità scientifica della ricerca, per quanti non sono pienamente addentro alla specifica materia,  gioverà qui ricordare che Il prof. De Benedittis, professore universitario presso la UNIMOL, è uno dei massimi conoscitori dell’antico Sannio, ha tenuto numerose conferenze in convegni presso molte Università italiane e straniere ed ha presenziato e diretto numerosissimi cantieri di scavo archeologico e campagne di ricerca in Campania, Molise e Puglia, organizzando una molteplicità di simposi e mostre di carattere archeologico. Ovviamente ricchissima è la sua pubblicazione di libri, di saggi ed articoli editi in riviste sia italiane che straniere ed è direttore della rivista Considerazioni di Storia ed Archeologia.   

 

Fatta questa doverosa precisazione torno alla nostra serata alla Molisana.   

 

“Il mio libro, ha continuato l’autore in questa godibilissima presentazione, intende presentare il Samnium secondo il punto di vista dei Sanniti, un popolo che, per essersi opposto al potere espansionistico di Roma, è stato relegato ai margini della storia, nel limbo di quei perdenti che hanno avuto la colpa di essere stati il primo grosso ostacolo nel percorso di Roma verso l’Impero”.

 

Una diversa interpretazione delle testimonianze storiche, 

epigrafiche, numismatiche e archeologiche,


infatti, permette di leggere secondo una nuova prospettiva una regione del Mediterraneo antico a cui la storiografia ha attribuito un’identità di primitività e rozzezza.   

 

La scoperta di una lingua propria, l’Osco, con un proprio alfabeto ed una diversa articolazione della scrittura e poi la sua definitiva decrittografia hanno già disvelato un nuovo contesto e posto seri interrogativi sulla qualità di quella antica popolazione descritta come poco più che animalesca specie se confrontata alla evoluta civiltà romana.     

 

La presenza diffusa sul territorio poi di ben quattro teatri di epoca precedente alla presenza romana, addirittura uno a Pietrabbondante realizzato in maniera del tutto originale con sedute  ergonomiche scavate nella pietra, le possenti mura megalitiche dei Pentri, le larghe strade che costituiscono un assetto viario complesso, i selciati a ciottoli del Biferno e persino le cunette di scolo per le acque piovane, gli intonaci colorati ed infine il rinvenimento di residui alimentari, per l’epoca particolarmente raffinati, come resti di conchiglie di mitili bivalve, danno del popolo Sannita una dimensione del tutto diversa.   

 

E poi c’è l’assetto sociale molto evoluto organizzato in assemblee decisionali ove ogni città inviava i propri rappresentanti nel Consiglio dove si assumevano le decisioni comuni attraverso l’esercizio del voto.

 

Eppure la storiografia ufficiale continua a definirli soltanto 

generosi combattenti e beceri pastori.


Già, pastori che senza un soldo, senza cultura e senza armi riusciranno a tener testa, sopraffare ed umiliare in battaglia in tre guerre durate centinaia di anni le potentissime armate di Roma. Davvero difficile da credere.   

 

Infine l’atto finale di una lunga guerra di aggressione, combattuta in spregio di precedenti accordi, con cui viene deliberatamente distrutta l’antica prosperità sannita che con il commercio della lana e dell’argilla intratteneva evidenti rapporti con molti paesi come testimoniano i rinvenimenti di anfore tunisine, monete provenienti dalla Dalmazia, dalla Spagna e dalla Francia e che avviene con la distruzione non solo di tutte le abitazioni ma anche di tutti gli elementi che consentivano ad essa di sopravvivere.   

 

Emblematico al riguardo il riempimento delle enormi cisterne di raccolta delle acque che vengono volutamente riempite con le macerie delle case e delle strade distrutte per giungere alla distruzione totale ed alla cancellazione rapida ed improvvisa di una intera civiltà.   

 

Certo la ferocia distruttrice del vincitore, la sopraffazione tombale del nemico e lo spietato oblio aggiunto alla vittoria non potranno essere incastonate come nuove perle alla corona imperiale romana, ma tutt’al più ricordate, come racconta l’autore, come l’ipotetica prova generale della distruzione annientatrice che subirà Cartagine qualche centinaio d’anni dopo. Ma tant’è.

 

Ne deriva quindi una lettura diversa della storia dei Sanniti, finora visti solo 

nel ruolo chiave che hanno giocato nei primi passi di Roma 

verso l’occupazione del Mediterraneo.

 

I rapporti dei Sanniti con Roma – ha aggiunto conclusivamente l’autore del libro – i loro successi e le loro sconfitte, principali argomenti delle ricerche romanocentriche, occupano in questo volume spazi assai limitati e marginali mentre è lo studio dei Sanniti del Molise, del loro mondo, della loro cultura e la raffinatezza di questa civiltà sconfitta ad essere l’obiettivo principale di questo impegno.

 

Approfondire la loro storia ed il loro modo di vivere dal VI sec. a.C., cioè prima dell’impatto che ha avuto sulla loro quotidianità lo scontro con lo strapotere di Roma e la sua ossessione espansionistica è l’oggetto principe di questo studio lungo tutta una vita.   

 

La ricerca di tracce dimenticate in innumerevoli luoghi o di oggetti malamente attribuiti, la rilettura di ambienti e testimonianze nei tanti siti di scavo ha così aperto una finestra risarcitoria di dignità all’antico popolo dei Sanniti smentendo quei luoghi comuni coniugati con la retorica del potere del vincitore che gli storici antichi ci avevano tramandato soltanto come popolo di montanari.

 

Montanari certamente sì, sconfitti pure, ma tutt’altro che rozzi.


Nel libro aneddoti, piacevoli chicche, inaspettate curiosità arricchiscono una lettura piacevole restituendo all’attività archeologica quel fascino di indagine “poliziesca” che ha fatto la fortuna di tanta cinematografia moderna e che qui volutamente si omettono per non togliere gusto al lettore di cui si spera di aver solleticato almeno la curiosità.   

 

Immancabile a fine serata la cortesia di un brindisi alla salute dello scrittore ed al suo successo editoriale, poi la firma dei volumi da parte dell’autore, che gli eredi di una storica libreria cittadina organizzano affettuosamente in distribuzione per l’occasione ed infine il gesto di cortese simpatia che usa la Proprietà lasciando in dono sulle sedie dei convenuti una elegantissima sacchetta di cotonaccio griffato contenente le ultime novità gastronomiche dell’azienda alimentare.

 

Un modo per portare a casa la memoria di un’occasione d’ incontro 

in un “salotto buono” con quella raffinata eleganza, sapiente e gustosa 

come il nostro migliore SUD sa offrire.

 

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