COSA VUOI DI PIÙ PER LA VITA? UN LUCANO di Maurizio Campagna – Numero 5 – Luglio 2016

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ma un vero e proprio fenomeno sociale: nell’Unione Europea nel 2013 è stato responsabile della morte di quasi 1,3 milioni di persone, più di un quarto di tutte le morti (dati Eurostat presentati nel 2016). Le malattie oncologiche impegnano moltissime risorse finanziarie tra costi diretti e indiretti: sono ben 126 i miliardi di euro spesi dai Paesi dell’Unione Europea nel 2009 a causa dei tumori. Il dato, già pubblicato nel 2013 su “The Lancet Oncology”, riporta i risultati di uno studio condotto dall’Health Economics Research Centre dell’Università di Oxford, in collaborazione con il Cancer Centre and Institute for Cancer Policy del King’s College di Londra.

COSA VUOI DI PIÙ PER LA VITA? UN LUCANO

 

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 Alla cronicizzazione della malattia, dovuta anche all’impiego di farmaci innovativi e al conseguente allungamento dell’aspettativa di vita, non corrisponde ancora un’adeguata risposta istituzionale per la presa in carico del malato cronico e del paziente guarito. Tale insufficienza genera costi ulteriori a carico della comunità.

Nel 2015, nel corso dell’ultimo congresso annuale dell’ASCO (l’Associazione Americana di Oncologia medica), è emerso che il costo globale dei farmaci anti-cancro aveva raggiunto, nel 2014, la cifra record di cento miliardi di dollari, facendo registrare un incremento annuale del 10%. I dati, però, sembrano già di un’epoca fa, quando, cioè, la diffusione delle nuove terapie, soprattutto di quelle di tipo immunologico, era solo dietro l’angolo.

Per quanto riguarda l’Italia, pochi dati sono sufficienti a rappresentare il fenomeno: il 30% dei decessi è causato dal cancro, la spesa per i farmaci antineoplastici nel 2014 si è collocata per la prima volta al primo posto,

seguita dai farmaci antimicrobici e dai farmaci del sistema cardiovascolare. Gli interventi chirurgici per tumore sono il 12% del totale (fonte: VIII° Rapporto F.A.V.O. sulla condizione assistenziale del malato oncologico). 
L’emergenza finanziaria sarebbe addirittura destinata a crescere se la direttiva sulla mobilità sanitaria transfrontaliera n. 24/2011/UE trovasse concreta attuazione nei Paesi membri in ragione dell’incremento dei flussi di pazienti che si spostano per ricevere cure nello spazio UE, rimborsati dal proprio Stato di affiliazione.
È infatti noto che il cancro rappresenta una delle principali determinanti della mobilità sanitaria, mobilità che costituisce sempre una scelta eccezionale dei malati che, ovviamente, preferirebbero curarsi nel luogo dove abitualmente risiedono e in un contesto familiare. Più degli altri servizi alla persona, la sanità non è un’industria che possa essere facilmente delocalizzata. Nel 2015, il sondaggio curato da Eurobarometro sull’effettivo esercizio dei diritti dei pazienti nell’Unione europea ha rilevato come le ragioni della scelta di curarsi lontano da casa sono essenzialmente due: (1) ricevere un trattamento non disponibile nel proprio paese; (2) ricevere un trattamento di migliore qualità.

È dunque la mancanza di risposte o di risposte di qualità prossime ai malati che spinge questi ultimi alla dolorosa migrazione sanitaria, anche al di fuori dello spazio nazionale.

Il Servizio sanitario nazionale, a fronte di questi numeri, dovrà elaborare una risposta decisa che garantisca non soltanto la sostenibilità economica della malattia e delle cure necessarie, ma anche la sostenibilità politica e sociale.

In Basilicata, la risposta è il Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata in Vulture (PZ), un’eccellenza della sanità del Sud, una speranza possibile, accessibile e a portata di mano per i lucani.

Il CROB è un IRCCS (Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico) di diritto pubblico riconosciuto con Decreto del Ministro della Salute del 10 marzo 2008 nella specializzazione oncologica. Il carattere scientifico, riconosciuto alla struttura, sulla base degli specifici requisiti stabiliti dal d.lgs. n. 288 del 2003 che ha provveduto al riordino degli IRCCS pubblici, consente alla stessa di accedere a un finanziamento statale finalizzato alla ricerca che si aggiunge a quello già erogato dalla Regione di appartenenza. Il CROB è stato confermato IRCCS con decreto del Ministro della Salute del 9 dicembre 2015. 
La struttura ha 118 posti letto per acuti e 8 posti per cure palliative/hospice. Il volume di attività fa registrare circa 5000 ricoveri in un anno. Il CROB è il polo hub della rete oncologica regionale (centro di riferimento) e dall’11 giugno 2015 è stato accreditato dall’Organizzazione Europea degli Istituti contro il Cancro (OECI) come Clinical Cancer Center. Non finisce qui.

L’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da.) ha attribuito all’Istituto il massimo riconoscimento dei tre bollini rosa come ospedale women friendly. Da ultimo, il CROB è stato insignito di un prestigioso riconoscimento: il Premio Nazionale “Amministrazione, Cittadini, Imprese”,

assegnato ogni anno dall’Associazione per la qualità delle politiche pubbliche con il patrocinio del Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione.
Per l’anno 2016, il Premio “Amministrazione, Cittadini, Imprese” era riservato a un Presidio ospedaliero (o Azienda ospedaliera) che, nelle proprie attività ordinarie, fosse riuscito a combinare un alto livello di efficacia delle prestazioni cliniche erogate, di efficienza gestionale e di umanizzazione del rapporto con i pazienti. Pur essendo di piccole dimensioni, la struttura “è assolutamente simbolica come efficacia, impegno e risultato. Ha una significativa incidenza di ricercatori e una grande e avanzata attenzione al paziente […]”.
Il riconoscimento ottenuto dal CROB significa che l’eccellenza nell’amministrazione pubblica è possibile quando si condivide una strategia di lungo periodo che riporti di nuovo al centro la persona destinataria dei servizi. In particolare, l’eccellenza nella sanità può aversi solo se il paziente torna ad essere il perno dell’azione e quando si progettano le risposte a tutti i suoi bisogni complessi.

L’adeguata considerazione delle differenze legate all’età, al genere, alle specificità della malattia consentono una risposta, sempre più personalizzata e quindi più efficace, che permette alla struttura di essere al passo con i tempi.

La personalizzazione delle cure rappresenta un nuovo orizzonte dell’assistenza. Non a caso, tra le quattro linee di ricerca del CROB vi sono anche studi per la definizione di tailored therapies nelle emopatie neoplastiche e su nuovi target e biomarcatori per la personalizzazione dei trattamenti medici e chirurgici. 
L’Istituto, in altre parole, propone una sanità moderna e adeguata alla complessità attuale.
Il recente accreditamento da parte dell’AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori) del Registro Tumori della Regione Basilicata, curato dal CROB, dimostra lo sforzo dell’Istituto per un monitoraggio costante del cancro e delle sue evoluzioni. Il Registro della Basilicata è di tipo generale e riferito a tutta la popolazione assistita e i dati sono raccolti con metodologia coerente con quella adottata per il Registro nazionale.

Il CROB, dunque, contribuisce alla conoscenza del cancro attraverso l’impegno costante per la raccolta di dati di qualità. E la corretta allocazione di risorse in sanità non può prescindere dall’informazione.

 Per un uso corretto delle risorse pubbliche, tuttavia, non è sufficiente una scelta tecnica, ma occorre un’azione etica.
Il CROB opera nella totale condivisione dei dati, dei saldi e delle cifre. In altre parole,

l’Istituto è un’amministrazione trasparente come rilevato dall’Autorità Nazionale Anticorruzione. Un altro scacco al luogo comune.

Il Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata CROB è, dunque, un contenitore di buona amministrazione sanitaria che riesce a coniugare tutte le azioni necessarie per fornire una risposta appropriata alle nuove esigenze di salute, ma anche un modello per la preparazione necessaria a quella tempesta perfetta – come è stato efficacemente definito il prossimo futuro della sanità – che sta per abbattersi sui Servizi Sanitari Nazionali.

 

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