Editoriale: perché Myrrha? di Sergio Spatola – Numero 13 – Gennaio 2019

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Il nostro sito recita: «Una nuova memoria del Sud Italia. Le eccellenze che non hanno goduto nel tempo attenzione al pari delle denunce». 

 

Ciò, perché la memoria raccontata fino ad oggi non ha raggiunto lo scopo di elevare il centro Euro-Mediterraneo dalla connotazione negativa che gli viene attribuita? Ci sono tanti esempi di memorie che hanno raccontato e raccontano il sud. Myrrha, però, lo vuole fare con un profilo di novità che accompagni, nella contemporaneità, fatti noti o meno noti, fatti nuovi o storici. E allora si svela il segreto di Myrrha. Un’estetica da periodico cartaceo fatto web e dal web un’antologia cartacea fatta catalogo. Quello che abbiamo presentato, itinerando per le città meridionali. 

 

Si diceva delle memorie. 

Dalle memorie è indubbio possa trarsi l’identità, in questo caso, di un luogo.

Myrrha intende trasmettere l’identità del Sud, proprio partendo dal suo territorio perché chi vi vive possa comprenderne appieno la natura e, liberatosi 

dai condizionamenti e convincimenti che vogliono un meridione d’Italia 

improduttivo, creare un nuovo concetto di produttività.


Non si vuole, dunque, innalzare le bellezze mediterranee creando un muro contro un Nord. Al contrario rilevare un Sud diverso dal Nord, un meridione potenzialmente produttivo per altre caratteristiche. 

 

Myrrha tenta di evidenziare questa diversità che non indica un meglio o peggio, un giusto o sbagliato, un bello o brutto. Indica, invece, una pura e semplice «diversità» che abbisogna di un «diverso» approccio. E allora si spiega come mai autorevoli e impegnate firme dedichino il poco tempo a loro disposizione per fare crescere Myrrha, per continuare a farne uscire numeri e dotarla di strumenti che possano maggiormente diffonderla.E allora si spiega come mai la passione ci ha condotti al quarto anno di pubblicazioni e alla prima diffusione cartacea. 

 

La nostra ostinazione ha il prezzo del tempo dedicato a (ri)scoprire nuove realtà senza tempo, perché la rivista non tratta di cronaca, che, seppur importante, lascia una scia che permane un paio di giorni della frenetica esistenza che caratterizza la modernità.

Myrrha cerca di trovare quel che non passa per bloccarne un’importanza 

senza durata, cristallizzandola nello spazio del web.


Esso sì, è veloce per natura, ma la rivista trimestrale lo rallenta arricchendolo di contenuti sempre attuali. L’esigenza di utilizzare il web allora dipende dalla sua connaturata capacità diffusiva che ha consentito alla rivista di raggiungere quanti non avrebbero potuto ricevere un cartaceo. Da ciò dipende anche la scelta di realizzare un antologico scritto, che dia, con lo strumento più classico, una testimonianza degli sforzi profusi. In esso, con nostro stupore, non abbiamo potuto inserire tutti i lavori di due anni, della cui consistenza e qualità ci siamo accorti in fase di lavorazione del volume. Siamo stati però consapevoli immediatamente del fatto che tutto il lavoro è fruibile integralmente sul web che, a differenza del cartaceo, non ha limiti.

Auspichiamo di poter continuare nella nostra avventura editoriale arricchendo 

sempre più questo scrigno che custodisce i doni del Sud.


È scritto, sul contributo di Marzio Maria Cimini, che «è compito di questa epoca promuovere e anzi imporre contenuti che non solo suonano nuovi e inediti alle orecchie più accorte, ma che possono dare nuova energia al recupero e alla trasmissione di storie e di valori che non possono non essere riconosciuti come alti e irripetibili. (…). 

 

Una vera identità, passa oggi attraverso il recupero di consuetudini più antiche e più illustri, meno orecchiate e più precise, meno consolatorie e più forti, meno gentili ma anche più autentiche”. Speriamo che Myrrha ci stia riuscendo.

 

 

 

 

 

 

E, poi, perché un volume antologico cartaceo di una webzine – magazine on line?

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