A SERRA SAN BRUNO TRA SPIRITUALITA’ E BELLEZZA di Claudia Papasodaro – Numero 25 luglio agosto 2022 Ed. Maurizio Conte

A SERRA  SAN BRUNO TRA SPIRITUALITA’ E BELLEZZA

 

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«In territorio di Calabria, […] io abito in un eremo abbastanza lontano, da tutti i lati, dalle abitazioni degli uomini. Della sua amenità, del suo clima mite e sano, della pianura vasta e piacevole che si estende per lungo tratto tra i monti, con le sue verdeggianti praterie e i suoi floridi pascoli, che cosa potrei dirti in maniera adeguata? Chi descriverà in modo consono l’aspetto delle colline che dolcemente si vanno innalzando da tutte le parti, il recesso delle ombrose valli, con la piacevole ricchezza di fiumi, di ruscelli e di sorgenti?». Così Brunone da Colonia, fondatore dell’ordine dei Certosini, in una lettera scritta nel 1097 ad un amico monaco, descrive il territorio ricevuto in dono dal conte Ruggero il Normanno per la fondazione del suo eremo, 

la Certosa di Santo Stefano del Bosco, primo monastero d’Italia 

e secondo in Europa dopo quello di Grenoble, in Francia.


La Certosa di Serra San Bruno, con le sue possenti mura, le sue torri ed i suoi baluardi, sembra quasi una città fortificata. Un luogo avvolto nel silenzio e carico di mistero perché impenetrabile, come vuole la regola certosina. Così impenetrabile e misterioso da aver dato origine nel tempo a numerose leggende: per anni si sono rincorse voci che al suo interno si fosse rifugiato il famoso fisico Ettore Majorana, scomparso nel 1938, per espiare il suo senso di colpa derivante dall’aver intuito gli effetti devastanti che avrebbero avuto le sue ricerche sull’atomo. Effetti terrificanti che un altro uomo, il 6 agosto 1945, vedrà con i suoi occhi: il pilota che sganciò la bomba su Hiroshima, che inorridito da tanta devastazione, congedatosi dall’esercito, si sarebbe ritirato nella Certosa di Serra San Bruno, dove sarebbe diventato monaco ed avrebbe fatto voto di clausura. Bisogna ammetterlo: il fatto che uno degli scopritori delle proprietà del neutrone lento, fondamentale per la fissione atomica, ed il responsabile materiale dello sgancio della prima bomba atomica si siano rifugiati nello stesso luogo è un’ipotesi davvero affascinante, sembra quasi la trama di un romanzo. In realtà, un soldato nella certosa c’è stato veramente. Ma non quello dell’Enola Gay. Si tratta di Lennan Leeroy, reduce americano della Guerra di Corea. Per quanto riguarda Ettore Majorana il mistero rimane. A sostenere la tesi della presenza del fisico nella cittadella certosina fu un personaggio illustre: lo scrittore Leonardo Sciascia che, forse non tutti sanno, scrisse un libro proprio sulla scomparsa di Majorana e nel 1975 si recò personalmente a Serra San Bruno per indagare su questo giallo, rimasto irrisolto. 

Leggende a parte, di certo c’è che la Certosa è un luogo straordinario e questo lo si percepisce anche al solo ammirarla da fuori.

Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato a mille anni fa e dove i monaci continuano a vivere nel raccoglimento e nella preghiera,


lontani dal mondo corrotto, come vuole l’insegnamento del loro fondatore, che così scriveva a proposito della vita nella Certosa: “Qui si pratica un ozio laborioso e si riposa in un’azione quieta. Qui, per la fatica del combattimento, Dio dona ai suoi atleti la ricompensa desiderata, cioè la pace che il mondo ignora”.   Ed è proprio questa sensazione di pace a sorprendere quando ci si trova qui. Una sensazione quasi inaspettata, così insolita soprattutto per coloro che hanno l’anima in affanno a causa della frenesia di un mondo che corre troppo. 

A poca distanza dalla Certosa, raggiungibile attraverso sentieri che profumano di erbe aromatiche ed officinali, il Complesso del Santuario di Santa Maria del Bosco, immerso in un incantevole bosco di maestosi abeti bianchi, trasporta chi lo visita in una dimensione di contemplazione, regalandogli un momento sospeso nel tempo.  

Qui una vena sorgiva forma

un laghetto, definito dall’antropologo Ernesto De Martino 

«il piccolo Gange della Calabria». Le sue acque, infatti, 

sono ritenute miracolose:


San Bruno, come raffigurato nella suggestiva statua, raccolto in preghiera, vi rimaneva immerso per ore fino alla cintola, per vincere la sua quotidiana lotta contro il demonio. E per questo è conosciuto anche come “Laghetto delle Penitenze”. Ogni anno, nel lunedì dopo la Pentecoste, giorno della solenne festa del Santo, arriva gente da ogni dove per bagnarsi nelle sue acque gelide che si crede guariscano i malanni del corpo e quelli dell’anima. A trarre beneficio da questo bagno purificatore sarebbero soprattutto gli “spirdati”, ovvero i posseduti dal demonio, o dallo spirito di uno morto ammazzato o deceduto in circostanze misteriose. Suggestione o no, 

a Serra la credenza popolare nei poteri taumaturgici di San Bruno 

è fortemente radicata ed ancora oggi la devozione dei serresi 

nei confronti del loro protettore è profonda ed incondizionata.


Questo contribuisce a quell’aura di spiritualità e misticismo che, unito alle bellezze naturali ed artistiche, alle tradizioni ed alla buona cucina, fanno di Serra San Bruno una meta da visitare almeno una volta nella vita.

nell’omonima Serra in provincia di Vibo Valentia, vuol dire immergersi ancora oggi in una dimensione fatta di natura, bellezza e quiete, la stessa che tanto aveva colpito il monaco certosino, che qui deciderà di trascorrere gli ultimi anni della sua vita.

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