DE SICA: UNA LEGGENDA DAL SUD di Fernando Popoli – Numero 9 – Dicembre 2017

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DE SICA:  UNA  LEGGENDA DAL SUD

 

 

testimonianza delle arti e delle scienze, insieme con altri preziosi documenti, nell’ipotesi che altri popoli, di altri mondi, possano raccogliere, studiare e capire la genialità di noi italiani. Questo è il più importante tributo a Vittorio de Sica, regista e attore, tra i più grandi del Novecento. Pietra miliare del cinema italiano, genialità del Meridione, 

LADRI_DI_BICICLETTE

 

 

“Napoletano de fora”, come amava definirsi, essendo nato a Sora 

nel 1901, da padre impiegato della Banca d’Italia, trasferito lì 

per qualche anno, e da madre napoletana. Sora, in quegli anni,
faceva parte della provincia di Caserta, Terra di Lavoro, 

e risentiva dell’influenza culturale del Napoletano. 

Dopo alcuni anni la famiglia tornò a Napoli, dove Vittorio adolescente crebbe, formò il suo carattere e acquisì la cultura che ha sempre caratterizzato la sua opera d’artista. “Ladri di biciclette”, scritto da Cesare Zavattini, è uno dei capolavori del Neorealismo italiano di De Sica regista, insieme a sciuscià, Miracolo a Milano, Stazione Termini e Umberto D. Il film vinse oltre cinquanta premi internazionali, compreso l’Oscar come miglior film nel 1949. E’ lo stesso De Sica, in un’intervista, ad affermare che: “Dopo alcuni film commerciali, colsi subito la proposta di Zavattini per un film che affrontasse la dura realtà del dopoguerra italiano con le sue paure, la sua povertà, la mancanza di solidarietà umana”. L’originalità della storia si esprime attraverso il dramma dell’attacchino al quale rubano la bicicletta, mezzo di trasporto indispensabile per il suo lavoro, con tutte le conseguenze che ne derivano. 

Tutto era diverso in quel film: l’ambientazione nelle strade di Roma,
gli attori presi dalla strada, il tema sociale, le facce vere della gente. Tutto era diverso dai “telefoni bianchi” che sino allora avevano addormentato le coscienze. Era uno sguardo su una realtà
ignorata che apriva nuovi scenari, nuove forme espressive
e dava spazio ai veri sentimenti dell’uomo.

Alla prima al Barberini di Roma, c’erano tutti i grandi di quegli anni: Visconti, Fellini, Amidei, Rossellini, e fu un vero trionfo. Dopo una navigazione non entusiasmante nelle sale italiane sotto il profilo economico, il film cominciò a mietere premi in tutto il mondo, uno dopo l’altro, sino a essere consacrato come un capolavoro assoluto. La rivista cinematografica britannica Sight & Sound lo considerò il più grande film di tutti i tempi. Nel 1958 fu dichiarato il secondo miglior film di sempre alla Confrontation di Bruxelles; fu classificato in quarta posizione ne I cento migliori film del cinema mondiale, dalla rivista inglese Empire. Sciuscia, Miracolo a Milano, Stazione Termini e Umberto D seguono gli stessi stilemi, i temi sociali, le problematiche di quegli anni, e furono altri riconoscimenti internazionali con premi Oscar. Charlie Chaplin, dopo aver visto Umberto D, affermò di aver pianto e singhiozzato per quindici minuti. Umberto D è considerato il miglior film di De Sica; era dedicato al padre, alla sua vita difficile, spesso al limite della povertà, ma sempre dignitosa, come lo stesso De Sica affermava: “La mia famiglia viveva in tragica e aristocratica povertà”. Anche in questo caso la risposta del pubblico fu modesta, ma ebbe successo all’estero e diventò una pagina straordinaria del Neorealismo. Mentre de Sica conquistava il mondo con i suoi film, c’era in patria chi lo denigrava, lo ostacolava e definiva il suo cinema: “Stracci, panni sporchi da lavare in famiglia”. Capitano di questa denigrazione un politico italiano, in quegli anni Sottosegretario allo Spettacolo, che faceva di tutto per ostacolare la genialità dei nostri più grandi autori: 

 

De Sica, Rossellini, Amidei, Zavattini, perché, a suo dire, rappresentavano un paese appena uscito dalla guerra
con le sue miserie, le sue povertà, i suoi bisogni,
tutte cose che quel politico voleva nascondere
e che, per fortuna, non gli riuscì di fare.

 

Prima della grande stagione del Neorealismo, c’era stato un altro De Sica, attore di un cinema da commedia piccolo borghese dei film di Mario Camerini, come Gli uomini che mascalzoni e Parlami d’amore Mariù, che gli dettero una grande notorietà, e regista poi di Maddalena zero in condotta, Teresa venerdì e I bambini ci guardano, che anticipavano la stagione successiva. Fu un lungo periodo di successo che mostrò le qualità dell’attore e del regista, ben presto diventato un beniamino del pubblico. In precedenza, una lunga gavetta aveva formato De Sica nel mestiere dell’attore, insegnandogli i segreti della recitazione. Aveva fatto parte della compagnia teatrale di Tatiana Pavlova, di Italia Almirante e di quella di Sergio Tofano e Giuditta Rissone. Negli anni Trenta diventò primo attore nella Compagnia Za-Bum di Mario Mattoli e, da lì in poi, fu un susseguirsi di successi assurgendo a una notorietà nazionale. Nel dopo guerra lavorò con Luchino Visconti e Mario Chiari, sino ad abbandonare per sempre la recitazione teatrale e a dedicarsi unicamente al cinema. Della stagione neorealista abbiamo detto, diamo uno sguardo alla sua bonomia, alla sua spiccata simpatia, alla sua inconfondibile comunicativa di attore popolare che ha rappresentato nel meglio la personalità dell’italiano. Penso sopratutto alla serie dei Pane, Amore e Fantasia di Comencini e poi di Risi. Qui il maresciallo Carotenuto è amante delle belle donne, alle prese con i pregiudizi dell’epoca e con le reprimende di un fratello prete. 

 

Al suo fianco, grandi attrici come la Lollobrigida e la Loren,
icone meravigliose dell’Italia che risorgeva dalla guerra
e vedeva realizzato nelle “maggiorate” il proprio sogno erotico. Esilarante i duetti con Tina Pica, la governante, la quale ripeteva
al maresciallo: “La gente mormora… mormora… “, mettendolo
in guardia per il suo comportamento libertino.

 

Alla serie di Pane e Amore seguirono altro straordinari successi di De Sica attore, quali Peccato che sia una canaglia, Il conte Max e Il vigile, con Alberto Sordi; memorabili le sue scene con Albertone, vigile testardo, che multa anche il proprio sindaco – De Sica. E in seguito: Il generale della Rovere, di Roberto Rossellini, nel personaggio di un truffatore che assurge a un’inaspettata dignità umana e subisce le torture dei tedeschi. Una pagina bellissima di recitazione di De Sica e di regia di Rossellini. E ancora, I due marescialli, Un italiano in America e tanti, tanti altri film ai quali dà un tocco di stile e di eleganza. E poi c’è il De Sica regista in questi anni, che consolida la sua fama internazionale ed è premiato in tutto il mondo. Basta ricordare

 

La ciociara, dal romanzo di Moravia, con Sophia Loren e Jean Paul Belmondo, ambientato nei luoghi in cui si svolsero le terribili Marocchinate, gli stupri di donne per opera dei soldati guidati
dal generale Alphonse Juin. Il film valse un Oscar
alla Loren per l’interpretazione. 

 

E quindi, Matrimonio all’italiana, con la Loren e Mastroianni, tratto dalla commedia di de Filippo Filomena Marturano, ancora un Oscar come miglior film straniero. E poi Ieri, oggi e domani, con Mastroianni e la Loren, prodotto da Carlo Ponti, con il celebre spogliarello di Sophia di fronte a un Marcello intimidito, altro premio Oscar nel 1965. Sino ad arrivare al Giardino dei Finzi Contini, dal romanzo di Bassani, Oscar nel 1972 come miglior film straniero.

 

La fama di de Sica è ormai leggendaria, il suo nome è garanzia
di successo internazionale. Il produttore Carlo Ponti ha costruito
con lui e la coppia Loren – Mastroianni un trio imbattibile nel cinema mondiale, espressione della genialità italiana e, specificamente,
del Meridione d’Italia; De Sica nativo di Sora, la Loren napoletana, Mastroianni di Fontana Liri.

 

L’ultimo progetto al quale stava lavorando insieme a Zavattini era I due vecchietti, una disamina della loro esperienza di vita e di arte; loro due, uniti negli anni da una grande amicizia, che si raccontano. Un tumore ai polmoni gli tolse la vita a seguito di un’operazione e morì all’età di 73 anni nel 1974 a Neully sur Seine, vicino a Parigi, lasciando dietro di sé una scia di leggenda. I film di Vittorio de Sica, oggi, sono studiati nelle università di tutto il mondo.

 

Il ragazzo nato a Sora, di spirito napoletano, assurse con la sua sensibilità alle vette più alte del cinema internazionale, portando
nel mondo il nome dell’Italia e consolidando
la genialità della gente del Sud.
 

 

 

 

 

 

 

 

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 Le foto sono state gentilmente concesse da Arturo e Marco Zavattini

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