Orso bruno marsicano e Parco Nazionale d’Abruzzo di Spartaco Gippoliti numero 33 luglio agosto 2025 editore maurizio conte

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ORSO BRUNO MARSICANO E PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO

 

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Pochi sanno che la prima area protetta inaugurata in Italia, precisamente il 9 settembre 1922, fu un parco appenninico che nacque per iniziativa privata (Parco Nazionale d’Abruzzo) e fu riconosciuto dal Governo con Decreto dell’11 gennaio 1923. 

Pochi sanno che la prima area protetta inaugurata in Italia, precisamente il 9 settembre 1922, fu un parco appenninico che nacque per iniziativa privata (Parco Nazionale d’Abruzzo) e fu riconosciuto dal Governo con Decreto dell’11 gennaio 1923. Dietro questa pionieristica iniziativa troviamo l’ingegnere Erminio Sipari (1879-1968), nipote e cugino di due illustri senatori, il marchese Raffaele Cappelli ed il filosofo Benedetto Croce, ed egli stesso eletto alla Camera tra il 1913 e il 1929. Il provvedimento di tutela si rendeva estremamente urgente soprattutto per la salvezza dell’orso bruno appenninico.   
 
Tra il 1899 ed il 1912 l’area dell’Alta Val di Sangro aveva ricevuto una concreta protezione come riserva di caccia reale, ma decaduta tale tutela per gli alti costi che i Savoia avevano dovuto sostenere, e terminato il Primo Conflitto Mondiale, l’area era divenuta facilmente accessibile a cacciatori di Roma e Napoli. Mentre per l’altra perla zoologica dell’area, il camoscio d’Abruzzo Rupicapra ornata, anche sulla spinta del Senatore e Professore Lorenzo Camerano, il provvedimento di tutela legislativo era arrivato già nel gennaio 1913, per l’orso, potenziale predatore, ciò non era stato possibile.    
 
Lasciatemi introdurre a questo 

punto il ‘papà’ dell’orso marsicano; il medico e naturalista molisano 

Giuseppe Altobello (1869-1931), grande intellettuale 

studioso della natura e della cultura regionale

 
A Campobasso Altobello dà alle stampe il suo Fauna dell’Abruzzo e del Molise dove, nel 1921, descrive l’orso appenninico come una nuova sottospecie: Ursus arctos marsicanus. A questo punto la necessità di misure efficaci di protezione si fanno ancora più pressanti!    
Sipari ha le idee molto chiare. Occorre realizzare un parco nazionale che salvi i due gioielli naturalistici (camoscio e orso), permetta un razionale utilizzo delle risorse naturali (i pascoli ed i boschi) e avvii lo sviluppo turistico della regione

Sipari sta di fatto proponendo un nuovo modello di area protetta 

che gli costerà non poche critiche (per esempio dal Touring Club Italiano), 

ma che lo renderà di fatto un precursore dell’attuale visione 

del tema in Italia e non solo.

 

Non è qui il caso di ripercorrere la secolare e complessa storia del Parco ed il suo ruolo di traino del movimento conservazionistico italiano sotto la direzione di Franco Tassi.   

 

Ma cosa ne è dell’orso marsicano oggi? 

Mentre negli orsi riportati sulle Alpi trentine si assiste ad una spettacolare crescita demografica, fonte anche di non poche problematiche sociali, sugli Appennini il contingente sembra rimanere stabile. Il nuovo secolo ha prodotto nuove evidenze scientifiche a supporto dell’unicità del nostro orso marsicano che si caratterizza, tra l’altro, per l’estrema inoffensività nei confronti dell’uomo. 

È questo un fattore non secondario nella speciale relazione che lega gli abitanti del Parco con l’orso. Già nel 1962 l’allora direttore Francesco Saltarelli scriveva: “Quali dunque, i rapporti fra l’uomo e l’orso nel Parco d’Abruzzo? Non crediamo di essere evasivi se affermiamo che si può parlare di ottimi rapporti di coesistenza (mai l’orso ha assalito l’uomo), se non proprio di convivenza…”. Per questo, 

 

da oltre un decennio, la Società Italiana per la Storia della Fauna 

ha lanciato un appello per moltiplicare gli sforzi di tutela

di questo orso così particolare.

 
Ma cosa ne è dell’orso marsicano oggi?
Oltre che richiamando l’attenzione sulla carenza di risorse alimentari che affligge l’orso dopo l’abbandono di agricoltura e pastorizia, la Società ha proposto la costituzione di una ‘banca del germoplasma’ per la rara sottospecie di cui oggi si pensa non esistano più di 10 femmine adulte e la popolazione totale si aggiri sui 55 individui. Con tali bassi numeri, la perdita di variabilità genetica è altamente probabile e per la futura conservazione dell’orso sarebbe importante potere contare sul materiale genetico di orsi morti magari un decennio fa. Finora troppo poco si è fatto in questa direzione ma, come abbiamo detto, ragioni scientifiche ed economiche coincidono nel richiedere la conservazione di un esperimento evolutivo unico che ha avuto come teatro i nostri Appennini meridionali. 

 

 

 

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Bibliografia

SPARTACO GIPPOLITI

Arnone Sipari L., Guacci C. (a cura) 2019. Origini e primi anni di vita del Parco Nazionale d’Abruzzo nella “Relazione Sipari” del 1926. Palladino Editore, Campobasso.

Gippoliti S., Guacci C. 2017. Il Mammifero italiano più minacciato: l’orso marsicano. Un approccio interdisciplinare per la sua conservazione. Natura e Montagna, 64: 29-35.

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